I dettagli dell’operazione Market Place: i nomi dei 39 arrestati

24live.it INTERNO

I colpi, sparati con un fucile, raggiunsero i due uomini, ferendoli agli arti inferiori.

Una disponibilità avvalorata non solo dai ferimenti dai quali l’indagine ha tratto spunto, ma anche dalle conversazioni captate, dalle immagini raccolte e visionate

A testimoniare l’imponenza dell’organizzazione criminale è la definizione data da un collaboratore di giustizia: “la Scampia di Messina”.

Il provvedimento cautelare dispone la misura della custodia in carcere per 26 indagati, quella degli arresti domiciliari per 13 soggetti e quella dell’obbligo di presentazione alla P. (24live.it)

Ne parlano anche altre testate

Lo ha detto il Direttore Centrale dell’Anticrimine Francesco Messina, riferendosi all’operazione Market Place che ha portato all’arresto di 52 persone nella città dello Stretto (Gazzetta del Sud - Edizione Messina)

Una disponibilità avvalorata non solo dai ferimenti dai quali l’indagine ha tratto spunto, ma anche dalle conversazioni captate, dalle immagini raccolte e visionate per 13 persone nonché il sequestro di immobili (appartamenti e garage-cantine), autoveicoli, motoveicoli e altre utilità economiche. (Lettera Emme)

Nel Settembre del 2016, un altro componente del nucleo familiare degli Arrigo era rimasto vittima di un attentato simile. Altro personaggio emerso dalle indagini, secondo le quali gestiva un punto vendita di droga sempre nello stesso complesso di case popolari, era Gianluca Siavash (Livesicilia.it)

Quanto al secondo gruppo, quello retto da Antonio Bonanno, ritenuta organica ad esso Veronica Vinci, «deputata a tenere la cassa dell’associazione e a riscuotere il provento dell’attività illecita» A Giostra, “le donne dello spaccio” avevano un ruolo di tutto rispetto. (Gazzetta del Sud - Edizione Messina)

Per le due rampe che conducono dalla galleria San Jachiddu allo svincolo di Giostra, adesso c’è una roadmap. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina (Gazzetta del Sud - Edizione Messina)

Una volta rubate le auto venivano nascoste presso un uliveto nelle campagne di Bitonto e “bonificate”, cioè private di eventuali sistemi di allarme o di localizzazione. Le vetture rubate venivano trasferite presso un autodemolitore del Foggiano, il quale provvedeva allo smontaggio dei pezzi e alla rivendita in un mercato parallelo. (LaPresse)