«Ormai è un'operazione di recupero». E la rabbia in Siria e Turchia cresce

Il Manifesto INTERNO

Non è più un’operazione di soccorso, ma di recupero. Era questa ieri la frase più ripetuta sui media arabi e turchi. Quasi sussurrata dai corrispondenti sui luoghi del disastro lasciato dal sisma di lunedì mattina tra Siria e Turchia, dietro di loro solo macerie. Trovare dispersi ancora in vita è ormai definito un «miracolo». Ieri però è successo, soprattutto bambini, forse perché – scriveva qualcuno – i corpi più piccoli gli permettono di incunearsi tra le macerie delle loro case. (Il Manifesto)

Se ne è parlato anche su altri media

Giovedì 9 febbraio 2023, a seguito dei terremoti che lunedì scorso hanno colpito la Turchia e la Siria, si sono superate le 20.000 vittime. Decine di migliaia di persone sono rimaste ferite e centinaia di migliaia hanno perso la casa. (JW News)

Il numero dei morti nel terremoto che il 6 febbraio ha colpito la Turchia e la Siria ha superato i 16.000, secondo fonti ufficiali e mediche, mentre continua il lavoro dei soccorritori in un freddo glaciale. (Il Fatto Quotidiano)

Claire Rupio, moglie di Christian Atsu, ha rilasciato un'intervista alla BBC, lanciando un appello: "Chiedo al club Hatayspor, alle autorità turche e al governo britannico di inviare attrezzature per estrarre le persone dalle macerie, in particolare il mio partner e padre dei miei figli. (TUTTO mercato WEB)

Nella notte del 6 febbraio un devastante terremoto ha colpito oltre 10 provincie nelle regioni sudorientali della Turchia ed il nord della Siria con successive forti scosse di assestamento che hanno ulteriormente aggravato i danni già ingenti. (UNICEF Italia)

di Andrea Regimenti «Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni della Turchia e della Siria duramente colpite dal terremoto, che ha causato migliaia di morti e di feriti. Con commozione prego per loro ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro che soffrono per questa devastante calamità. (Diocesi di MIlano)

A Kilis, 44 km a est, l'apocalisse ha in parte risparmiato le case. Ma nella città al confine con la Siria, corridoio di profughi, una nuova umanità dolente è in arrivo. (ilgazzettino.it)