Messina, le fedeli “soldatesse”: il ruolo delle donne nel mercato della droga a Giostra

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Quanto al secondo gruppo, quello retto da Antonio Bonanno, ritenuta organica ad esso Veronica Vinci, «deputata a tenere la cassa dell’associazione e a riscuotere il provento dell’attività illecita»

A Giostra, “le donne dello spaccio” avevano un ruolo di tutto rispetto.

Stesso addebito rivolto ad Alessia Stracuzzi, Concetta Assenzio e Ramona Assenzio, il cui raggio d’azione avrebbe abbracciato la palazzina “B” dello stesso complesso. (Gazzetta del Sud - Edizione Messina)

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Una disponibilità avvalorata non solo dai ferimenti dai quali l’indagine ha tratto spunto, ma anche dalle conversazioni captate, dalle immagini raccolte e visionate per 13 persone nonché il sequestro di immobili (appartamenti e garage-cantine), autoveicoli, motoveicoli e altre utilità economiche. (Lettera Emme)

Altro personaggio emerso dalle indagini, secondo le quali gestiva un punto vendita di droga sempre nello stesso complesso di case popolari, era Gianluca Siavash All’interno di ciascun appartamento adibito a rivendita e gestito da uno dei componenti della banda che aveva messo a disposizione la sua abitazione, con la collaborazione del nucleo familiare, l’attività di spaccio veniva garantita giorno e notte. (Livesicilia.it)

Lo Stato afferma di aver riconquistato un pezzo della città di Messina, quella "Scampia dello Stretto" punto nevralgico del traffico di droga. Siamo convinti che acquisire questo spazio per poi occuparlo con qualcosa di diverso dalla repressione, è il primo passo importante anche per la città di Messina» (Gazzetta del Sud - Edizione Messina)

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina Lo studio da parte degli esperti dell’Università di Messina e di quelli scelti da Palazzo Zanca sono arrivati quasi al termine. (Gazzetta del Sud - Edizione Messina)

Lo schema era fisso: ricezione dell’ordine davanti alla porta, l’attesa dell’acquirente sul pianerottolo e la consegna della droga sempre all’esterno dell’abitazione.Il centro del traffico di droga a Messina era «un vero e proprio fortino», introno al quale gravitavano i rapporti tra i clan degli Arrigo e dei Bonanno tra «alleanze e scontri violenti». (Gazzetta del Sud - Edizione Messina)

Una volta rubate le auto venivano nascoste presso un uliveto nelle campagne di Bitonto e “bonificate”, cioè private di eventuali sistemi di allarme o di localizzazione. Le vetture rubate venivano trasferite presso un autodemolitore del Foggiano, il quale provvedeva allo smontaggio dei pezzi e alla rivendita in un mercato parallelo. (LaPresse)