Erika Stefani a Un Giorno da Pecora: "Draghi ha sbagliato il mio cognome in Cdm. Come ha reagito quando l'ho ripreso"

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Liberoquotidiano.it INTERNO

“Incappano tutti in questo clamorosissimo errore, vari presidenti di Camera e Senato e anche Draghi una volta in Cdm”, ha svelato la ministra.

Lo schiaffo di Alberto Zangrillo ai detrattori: come ri-battezza il Covid. La quale ha poi approfondito il discorso, incalzata dai presentatori di Un Giorno da Pecora: “Prima di riprenderlo, ho premesso che sarei passata alla storia come quella che ha ripreso Draghi (ride, ndr). (Liberoquotidiano.it)

Ne parlano anche altri media

Il brano è accompagnato da un video girato a Londra e celebra il rito collettivo del calcio e il ritorno alla vita del post pandemia in un continente vaccinato, "dalle strade di Dublino a Notre Dame", come canta il leader della band irlandese nel pezzo dal sound pop ma con la chitarra marchio di fabbrica del gruppo irlandese e una spruzzata di dance, assicurata dal dj e produttore olandese. (La7)

Mario Draghi ha deciso di riprendere in mano il dossier dello stop ai licenziamenti e di sondare la possibilità di una nuova mediazione sia con i partiti della sua maggioranza sia con le parti sociali. (Notizie - MSN Italia)

Allo stato attuale, il blocco dei licenziamenti decretato in piena pandemia scadrà il 30 giugno prossimo. La posizione del Premier Mario Draghi è ancora una volta di mediazione e punta su uno sblocco selettivo (QuiFinanza)

Ieri, sul versante dei licenziamenti, c’è stata la convocazione a Palazzo Chigi del leader della Cgil, Maurizio Landini. Ma la convocazione a Palazzo Chigi è arrivata in un momento cruciale, con la mina dei licenziamenti pronta a esplodere (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Ma dall’altro lato, si avvicina quel 30 giugno 2021 che vedrà la fine del blocco dei licenziamenti che fa tremare i sindacati e agitare il governo. Da un lato ci sono quasi un milione e 300 mila posti di lavoro da occupare nei prossimi tre mesi estivi. (Corriere della Sera)

l premier Mario Draghi è disposto a cambiare un'altra volta le regole sul blocco dei licenziamenti purché sull'eventuale nuova formulazione ci sia l'accordo di tutti, dai partiti di maggioranza alle parti sociali. (la Repubblica)