Produzioni essenziali, accordo tra sindacati e Governo: cambia la lista dei codici Ateco

Innovation Post INTERNO

Fin dalla pubblicazione del DPCM del 22 marzo, i sindacati si sono dichiarati delusi per la lista coi codici Ateco delle attività produttive che sarebbero potute rimanere aperte, giudicata troppo vasta.

“Nel confronto con il governo abbiamo ridotto il numero delle attività essenziali”, ha detto Maurizio Landini, Segretario Generale della CGIL.

Governo e sindacati monitoreranno insieme l’applicazione delle nuove regole sulla chiusura delle attività produttive non essenziali e sul rispetto del Protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro. (Innovation Post)

Su altre fonti

Coronavirus, le novità sulle attività produttive essenziali. È stato così ridotto il numero di chi può rimanere aperto. (Il Reporter)

I codici Ateco entrati, quelli usciti e quelli circoscritti, mentre cresce il lavoro dei prefetti. CODICI ATECO, LE VOCI USCITE. Dalla lista allegata al Dpcm escono i codici Ateco relativi alla fabbricazione di spago, corde, funi e reti e a quella di articoli in gomma, tra cui pneumatici. (Startmag Web magazine)

Non è possibile consentire la produzione al 100% di quelle imprese che lavorano al 5% per aziende ritenute essenziali. Il primo passo è di mettersi a lavorare sull'elenco delle attività essenziali e su quelle che ad oggi possono fermarsi per qualche giorno". (Tiscali.it)

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico. Dopo una lunga trattativa con i sindacati, che contestavano l’eccessiva numerosità delle attività lavorative ammesse a proseguire, il Ministero dello Sviluppo Economico ha modificato l’elenco delle attività di cui all’allegato 1 del DPCM 22/03/2020, sostituendolo con l’allegato 1 del Decreto Mise del 25 marzo 2020 , che qui pubblichiamo. (Fiscoetasse)

. . – ROMA, 24 MAR – “Alcune imprese stanno cambiando il loro codice Ateco per poter continuare a produrre. Il primo passo è di mettersi a lavorare sull’elenco delle attività essenziali e su quelle che ad oggi possono fermarsi per qualche giorno”. (Libertà)

La più "indispensabile" , almeno in termini di percentuale delle aziende coinvolte è quella di Sondrio con il 68 per cento delle aziende funzionanti. In provincia di Lodi, primo focolaio della malattia, lavora addirittura il 63 per cento delle aziende, quasi due su tre. (La Repubblica)