Un autre monde (2021) di Stéphane Brizé - Recensione

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Come in ogni film di Brizé, un sussulto di coscienza finale evita al personaggio principale la definitiva caduta nel baratro.

A dare corpo e anima al colletto bianco Philippe Lemesle, ancora una volta, Vincent Lindon.

Info. Un autre monde sul sito della Biennale

Philippe Lemesle e la moglie si stanno per separare, il loro amore irrimediabilmente logorato dalle pressioni del lavoro.

Capitolo finale di un’ideale trilogia dedicata al mondo del lavoro contemporaneo, dopo La legge del mercato e In guerra, in Un autre monde Stéphane Brizé si concentra sull’altra faccia della medaglia, sulla classe dirigente. (quinlan.it)

Ne parlano anche altre testate

Il passato felice resta solo in quella parete sul muro, con le foto sulla parete che aprono Un autre monde. Però il cinema di Brizé continua a prendere le parti di chi rischia di essere licenziato e continua a lottare tutti i giorni. (Sentieri Selvaggi)

E qui Un autre monde dà il meglio, riesce a cavare qualcosa in più rispetto agli incontri asettici ora coi capoccia, ora con chi rappresenta i lavoratori. E questo non è che uno dei piani di Un autre monde. (Cineblog)

Il protagonista, Philippe Lemesle, dirige la filiale di una multinazionale americana che ha deciso di tagliare alcuni posti di lavoro. Il resto lo fa Brizé stesso, capace di confezionare sequenze poetiche e delicatissime, affidandosi alla musica e al linguaggio corporeo degli attori (ScreenWEEK - Cinema e Serie TV)

Un autre monde è un film classico ma al tempo stesso originale, che riesce a trovare un angolo nuovo e interessante per fare una critica sociale antica ma, purtroppo, sempre attuale La regia è semplice, senza fronzoli, e si concentra sui personaggi e sugli attori, venendo ripagata da un’ottima prova del cast. (NonSoloCinema)

Nell’arco di questi tre film ha esplorato in modo pungente le contraddizioni tra il freddo mondo del mercato e il desiderio dei singoli di mantenere la propria umanità e la propria integrità: con Un autre monde Brizé conferma, in modo definitivo, l’eleganza e l’intelligenza del suo cinema sociale. (BadTaste.it)

Il regista Stéphane Brizé conclude la sua trilogia cinematografica sulla condizione lavorativa e sociale in Francia, in Europa, coniugando una forte carica di denuncia con un meraviglioso messaggio di speranza”. (cinematografo.it)