La soprano russa Anna Netrebko dà forfait: non canterà alla Scala di Milano

Netrebko ha dato forfait a causa del conflitto in corso tra Russia e Ucraina, di cui ha parlato in un lungo post sui social.

Un caso, quello della soprano russa, destinato a far discutere, proprio come è accaduto con Valery Gergiev

Ma la stessa Netrebko, con una storia su Instagram, ha parlato di fake news: “Non è vero!

Secondo la soprano, infatti, l’invasione russa è assolutamente un gesto da condannare. (DireDonna)

Se ne è parlato anche su altri media

Furwängler, racconta Sgarbi, «è venuto alla Scala nel 1953 per dirigere un’opera di Wagner» nonostante avesse operato nella Germania nazista Anche se il sindaco sostiene di non aver «chiesto nessuna abiura, ho chiesto una presa di distanza dalla guerra. (Il Primato Nazionale)

Per l’appuntamento del 7 con la Filarmonica, sarà invece il direttore musicale Riccardo Chailly a salire sul podio. Da Gergiev – che nel 2014 firmò una lettera di sostegno all’invasione della Crimea – non è mai arrivata una risposta, e quasi certamente non arriverà. (IL GIORNO)

Lo ha comunicato il sindaco della città tedesca, Dieter Reiter, che aveva dato tempo fino a ieri al maestro russo filo- Putin per «prendere le distanze in modo chiaro e inequivocabile dalla brutale guerra di aggressione» che «Putin ha scatenato contro l'Ucraina e ora in particolare contro la città di Kiev gemellata con Monaco» (La Stampa)

Il direttore d'orchestra Valery Gergiev non sarà alla Scala il 5 marzo, lo rende noto il sindaco di Milano Giuseppe Sala a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico dello Iulm. (Corriere TV)

Secondo la soprano, infatti, l’invasione russa è assolutamente un gesto da condannare. Ma la stessa Netrebko, con una storia su Instagram, ha parlato di fake news: “Non è vero! (DireDonna)

La Carnegie Hall e i Wiener Philarmoniker lo hanno già rispedito a casa, lo stesso ha fatto la Filarmonica di Monaco Però ha scritto sui social una frase che in molti hanno voluto leggere come un indiretto assist per Gergiev: “Costringere a denunciare la propria terra d’origine non è giusto”. (Il Fatto Quotidiano)