Brescia zona arancione, esperti: si arriverà al picco a metà di marzo

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E proprio la presenza della mutazione fa dire agli esperti che nelle ultime due settimane Brescia sia il sesto capoluogo a livello nazionale per numero di casi positivi rispetto alla popolazione residente.

Ma non solo, perché dalla fine del 2020 la crescita dei nuovi casi è aumentata di tre volte.

E si è verificato come purtroppo l’aumento dei casi porti, nell’arco di un paio di settimane, anche a un aumento dei deceduti. (QuiBrescia.it)

Su altre testate

C’è una novità nella suddivisione dei territori per fasce di rischio: la zona arancione rafforzata, un’area a metà tra la zona arancione e la zona rossa, che scatta là dove i contagi sono in aumento ma non tali da finire in lockdown. (Money.it)

Inoltre, chi non risiede nel territorio della Provincia di Brescia o dei Comuni sopra elencati, non può recarsi presso la propria “seconda casa” ubicata all’interno dei territori elencati. Ma vediamo nel dettaglio tutte le regole della nuova zona arancione “rinforzata”. (BresciaToday)

A fronte di 35.149 tamponi effettuati, sono stati 2.480 i nuovi positivi (7%); i guariti/dimessi 1.091. Nella giornata di martedì 23 febbraio, in Lombardia sono aumentati i ricoverati nelle terapie intensive (+17) e le normali ospedalizzazioni (+ 91); si contano altre 43 croci. (BresciaToday)

Nelle Ats Città metropolitana di Milano, Ats Brescia e Ats della Montagna si è superato il 70% delle adesioni. Il contagio sale, la provincia si «barrica» e le vaccinazioni anti-Covid cambiano strategia puntando l'attenzione sui 103 Comuni più colpiti da SarsCov2. (Brescia Oggi)

Realizzeremo una cucitura tra le due città che ci permetterà di unirci e di comunicare come mai prima”, ha dichiarato il sindaco di Brescia Del Bono. Due realtà, due città che dovranno viaggiare insieme in modo armonioso per creare qualcosa di molto bello. (BergamoNews.it)

“La causa è la variante inglese che qui è arrivata anche al 70% di tutti i casi rilevati”, spiega il medico di ritorno da una sua visita domiciliare. A un anno di distanza dall’inizio della pandemia, è questa una delle zone d’Italia che preoccupa di più. (Il Fatto Quotidiano)