In Kosovo e Serbia c’è un traffico d’armi senza precedenti

Panorama ESTERI

Soprattutto se dividono, sulla carta, popolazioni che da secoli si odiano, come in Kosovo, ufficialmente protettorato Onu riconosciuto dalla Ue.

L'aereo era decollato dall'aeroporto di Nis, in Serbia, verso Dhaka, in Bangladesh, con scali intermedi previsti in Giordania e Arabia Saudita.

A ben guardare nella ex Jugoslavia avevamo lasciato che i croati affrontassero i serbi, poi che lo facessero i kosovari

Insomma, sfruttando le marche ucraine degli aerei, Belgrado avrebbe mano libera nel traffico d’armi. (Panorama)

Ne parlano anche altri giornali

La crisi tra Belgrado e Pristina. In Kosovo la Kfor resta in massima allerta, per Twitter è già guerra. Il segretario generale della Nato Stoltemberg parla con il premier kosovaro Kurti. (Il Piccolo)

La crisi tra Belgrado e Pristina. In Kosovo la Kfor resta in massima allerta, per Twitter è già guerra. Il segretario generale della Nato Stoltemberg parla con il premier kosovaro Kurti. (Il Piccolo)

Decisione che ha suscitato vivaci polemiche sia fra i parlamentari d’origine serba, sia fra le autorità di Belgrado, convinte che si trattasse di una provocazione. E invece no, se pensiamo che ancora oggi fra gli obiettivi sensibili monitorati dalla Nato vi sono le chiese ed i monasteri della Chiesa ortodossa serba quali il trecentesco Visoki Dečani. (InsideOver)

Suonano le sirene nel nord del Kosovo, nella città di Mitrovica, al confine con la Serbia, per le strade si alzano barricate. In Kosovo è di stanza un contingente Nato, con nostri militari, 638 uomini e 230 mezzi. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Chissà cosa accadrà realmente in Serbia e sarà un déjà-vu di quanto accaduto già nel 1999. Adesso la Nato minaccia di essere pronta ad intervenire nuovamente presentandosi come il protettore della civiltà umana. (Radio Radio)

Barricate, sirene d'allarme e colpi d'arma da fuoco: sale la tensione tra Kosovo e Serbia. Barricate, sirene di allarme, colpi d’arma da fuoco, il tutto amplificato dal tam tam dei social media e dall’atmosfera di ansia generata dalla guerra in Ucraina. (il Dolomiti)