I Balcani, l'altro fronte di Putin

Avvenire ESTERI

Le proteste sono contro nuove leggi sui documenti di identità e targhe automobilistiche, che avrebbero dovuto entrare in vigore il primo agosto.

Una richiesta avanzata in maggio chiaramente in chiave anti-serba, mentre la crisi in Ucraina era già in atto

È la guerra dei Balcani che, come un fiume carsico, riemerge dopo oltre un decennio e riapre vecchie incomprensioni tra Russia e Occidente in quello che potrebbe diventare un “fronte parallelo” rispetto alla guerra in Ucraina. (Avvenire)

Se ne è parlato anche su altri giornali

La crisi tra Belgrado e Pristina. In Kosovo la Kfor resta in massima allerta, per Twitter è già guerra. Il segretario generale della Nato Stoltemberg parla con il premier kosovaro Kurti. (Il Piccolo)

Lo strano twit del deputato ucraino. Mauro Manzin (Il Piccolo)

Il Kosovo divenne indipendente nel 2008, ma Belgrado non l’ha mai riconosciuto. In Kosovo è di stanza un contingente Nato, con nostri militari, 638 uomini e 230 mezzi. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Barricate, sirene di allarme, colpi d’arma da fuoco, il tutto amplificato dal tam tam dei social media e dall’atmosfera di ansia generata dalla guerra in Ucraina. Barricate, sirene d'allarme e colpi d'arma da fuoco: sale la tensione tra Kosovo e Serbia. (il Dolomiti)

E invece no, se pensiamo che ancora oggi fra gli obiettivi sensibili monitorati dalla Nato vi sono le chiese ed i monasteri della Chiesa ortodossa serba quali il trecentesco Visoki Dečani. Decisione che ha suscitato vivaci polemiche sia fra i parlamentari d’origine serba, sia fra le autorità di Belgrado, convinte che si trattasse di una provocazione. (InsideOver)

Adesso la Nato minaccia di essere pronta ad intervenire nuovamente presentandosi come il protettore della civiltà umana. Chissà cosa accadrà realmente in Serbia e sarà un déjà-vu di quanto accaduto già nel 1999. (Radio Radio)