Akila è il nostro George Floyd. L'omicidio di Civitanova Marche

Vogue Italia INTERNO

Dalla prospettiva eurocentrica del nostro sguardo ci diciamo che è ingiusto morire per fame, che è ingiusto morire per carenza di cure e che è ingiusto e inaccettabile morire di guerra: il peggiore degli strumenti umani di violenza.

Alika Ogorchukwu un ambulante nigeriano di 39 anni, di Civitanova Marche (Macerata), lo scorso 29 luglio è stato ucciso in pieno giorno sotto gli occhi dei passanti.

Alika lo conoscevano in tanti, una persona tranquilla, è stato picchiato a morte, nel primo pomeriggio nella strada centrale di Civitanova da Filippo Ferlazzo, un operaio di 32 anni. (Vogue Italia)

Se ne è parlato anche su altri giornali

"Quando veniva da noi all’inizio, non aveva preso bene la separazione dei genitori – spiega un operatore –, soffriva molto per questo. "Era fissato con l’allenamento in palestra e le tecniche di autodifesa. (il Resto del Carlino)

Il corteo è organizzato anche per chiedere giustizia per tutte le persone che muoiono senza motivo" "Stanno aderendo all’iniziativa i nigeriani di tutta Italia – spiega Nelson Ogbonna, referente della comunità nigeriana di San Severino – saremo più di cinquecento". (il Resto del Carlino)

Un peso e una violenza che avrebbero causato il soffocamento dell'ambulante nigeriano, aggredito e ucciso in strada a colpi di stampella e poi a mani nude. Prima dell'autopsia era andata in scena la tragica incombenza del riconoscimento del corpo parte della moglie (L'Unione Sarda.it)

Filippo Ferlazzo ammetteva di avere problemi di droga, ma non le malattie psichiatriche che lo rendevano incapace di controllare l’impulsività Civitanova, 4 agosto 2022 - Un precedente per rapina e un processo in corso per violenza sessuale. (il Resto del Carlino)

Avete visto anche voi il video, ci sono persone che filmano con i telefonini mentre una persona viene aggredita. "Le scuse non sono sufficienti – ha commentato l’avvocato Mantella – per ridare a una famiglia quello che ha perso. (il Resto del Carlino)

Non tutti credono a questa caratteristica del cinema: dietro ogni inquadratura si possono intuire le attitudini delle persone nascoste dietro la macchina da presa, e che portano la responsabilità del film. (cinematografo.it)