Azovstal, il "fantasma" di Kalina: "morto" e "risorto" dalla propaganda di Putin

ilGiornale.it ESTERI

In sovra impressione la sua presunta tessera di adesione al Battaglione Azov.

Kalina è vivo, "risorto" o meglio mai morto, a meno che non si tratti di un'improbabile controfigura

Kalina valeva come un simbolo: la resa del vicecomandante avrebbe rotto l’aura di invincibilità di Azov.

I russi erano ben consapevoli di quale impatto mediatico potesse avere la resa del Battaglione Azov.

In fondo, per i russi Kalina deve apparire una sorta di fantasma. (ilGiornale.it)

La notizia riportata su altri media

E la questione dei militari rimasti dentro l'acciaieria pesa anche sui colloqui di pace. Il capo negoziatore ucraino e assistente del presidente, Mykhaylo Podolyak ha dichiarato che sono in corso colloqui «molto difficili e molto fragili per l'evacuazione» dei militari rimasti all'interno di Azovastal (ilgazzettino.it)

Azovstal è caduta. Il brutale e assolutamente inutile bombardamento di Severodonetsk ha causato 12 morti e decine di feriti in un solo giorno» (ilmessaggero.it)

I prigionieri vengono inoltre perquisiti e costretti a spogliarsi per mostrare i propri tatuaggi, tra cui alcuni raffiguranti croci celtiche o la doppia S. (Ansa) Il video mostra soldati russi che ispezionano effetti personali e borsoni degli ultimi difensori dell'acciaieria, tra cui membri del battaglione Azov (Repubblica TV)

''Abbiamo risposto all'ordine di Kiev di non continuare la resistenza per salvare delle vite'', ha spiegato Prokopenko dicendo di essere ''riusciti a evacuare i civili e chi era gravemente ferito e necessitava di aiuto'' Lo ha dichiarato in un messaggio video il comandante del reggimento Azov, Denys Prokopenko, apparso con una fasciatura al braccio. (Adnkronos)

I difensori di Azovstal hanno ricevuto da Kiev l’ordine di smettere di combattere. Lo ha annunciato in un videomessaggio il comandante del battaglione Azov Denys Prokopenko ancora nell’acciaieria dopo che, secondo Mosca, circa in duemila si sono arresi. (Il Fatto Quotidiano)

Si tratta anche di fotografie scattate con la precisa consapevolezza che questa battaglia, in ultima istanza, sarebbe stata persa. di James Hill*. Il fotografo vincitore di Pulitzer e World press photo commenta la testimonianza di Dmytro Kozatskyi: «Sia chi scattava, sia chi era davanti all'obiettivo sapeva che il mondo potrebbe non rivederli più. (Sette del Corriere della Sera)