Giorgia Meloni sulle proteste in Iran: «Non possiamo fingere di non vedere»

Open INTERNO

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornata parlare a sostegno delle donne che protestano in Iran dopo l’uccisione di Mahsa Amini, la 22enne morta lo scorso 16 settembre sotto la custodia della polizia morale perché non indossava correttamente l’hijab. «Non possiamo fingere di non vedere quanto sta succedendo in questi mesi alle donne e ai giovani che manifestano in Iran», ha detto la premier durante l’intervento ai Med Dialogues, la conferenza annuale sulla geopolitica mediterranea promossa dal Ministero degli Esteri e dall’ISPI. (Open)

La notizia riportata su altri media

Un discorso che ha fissato chiaramente la necessità di un approccio multilaterale alle grandi questioni che da decenni funestano il raggiungimento della pace e della prosperità in molti territori dell’area del cosiddetto "Mediterraneo allargato", senza dimenticare la scottante attualità delle ondate migratorie provenienti dall’Africa subsahariana e dei diritti civili negati. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Dialogare sulle sfide del Mediterraneo è un'occasione di confronto preziosa e irrinunciabile. Poterlo fare qui a Roma, nel cuore del bacino dove Europa, Africa e Asia si incontrano, per noi è un motivo di orgoglio ma, al contempo, la presa in carico di una grande responsabilità". (Libero Tv )

Un intervento, quello della premier, (Secolo d'Italia)

Più l’area del Mediterraneo sarà stabile, più l’Europa sarà sicura. E viceversa. È attorno a questo concetto difficilmente confutabile che ha ruotato la due-giorni dei Med Dialogues, chiusa ieri a Roma da Giorgia Meloni (Corriere della Sera)

Francesco Grignetti In cima all’agenda dell’esecutivo la gestione dei flussi con l’Africa in vista dell’inverno. L’Italia mira a diventare un punto di riferimento per i Paesi pronti a cooperare (La Stampa)

Il governo - dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani - sta studiando la strategia per il nuovo decreto flussi. Peccato che il problema, vista l'assoluta inadeguatezza degli uffici italiani a cui sono demandate le pratiche, non è formarli a casa loro ma, molto più banalmente, evadere la burocrazia che serve per farli arrivare a casa nostra. (la Repubblica)