Delitto di Torvaianica, scoperto il mandante. I legami con Diabolik

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Alla fine Calderon individua Selavdi a Torvaianica.

Sotto la sua ala protettrice era cresciuto Diabolik; costola del clan era anche il raggruppamento di Molisso sempre più presente a Tor Bella Monaca, una “piazza” in cui operava anche Fabrizio Fabietti, sodale e braccio destro del Diablo.

Dopo l’uccisione di Piscitelli, come vendetta, qualcuno tenta di uccidere Leandro Bennato, accusato poi dalla Procura di Roma di essere il mandante del delitto dell’ex leader degli Irriducibili della Lazio (ilmessaggero.it)

Su altri giornali

Narcotrafficanti in guerra: le indagini dei carabinieri di via in Selci coordinati dalla Dda. L’omicidio dell’albanese Selavdi Shehaj detto «Simone», a Torvaianica, nel 2020, fu la ritorsione per l’agguato a un amico di Michele Senese «o’ pazz’», il tentato omicidio di Leandro Bennato vicino a Giuseppe Molisso. (Corriere TV)

L’omicidio. L’omicidio, come detto, è stato compiuto nei pressi del chiosco "Bora Bora" sul lungomare Sirene di Torvajanica il 20 settembre di due anni fa; era una normale domenica e quel giorno il lido era affollato di bagnanti. (LatinaToday)

Il movente dell’omicidio di Shelaj potrebbe essere riconducibile a un’azione di carattere vendicativo a seguito dell’agguato consumato il 14 novembre 2019 nei confronti di Leandro Bennato, molto vicino a Molisso Per questo motivo sono stati entrambi colpiti oggi da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. (ilmessaggero.it)

Sembra un giocattolo. giocattolo che fa pulizia e toglie il sentimento» commentano in chat (la crittografata Sky ecc) due uomini. Dall’inchiesta emerge un Molisso estremamente pericoloso «come evidenziato dai tre collaboratori di giustizia Diego Refrigeri, Andrea Ronelli e Simone Pinto». (Corriere Roma)

Per gli inquirenti l'assassinio di Shelaj è riconducibile a un'azione di carattere vendicativo a seguito dell'agguato consumato il 14 novembre di tre anni fa nei confronti di Leandro Bennato, soggetto ritenuto vicino a Molisso. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

La vittima dell’agguato, oltre ad essere inserita nel narcotraffico romano di un certo spessore, è anche il nipote di Walter Domizi, detto il “Gattino”, considerato il boss di Casalotti, dedito oltre che al business del traffico di cocaina, anche al racket e alle estorsioni. (leggo.it)