Referendum eutanasia, a Reggio scoppia un caso sulla concessione di piazza San Giorgio

Gazzetta del Sud - Edizione Reggio Calabria INTERNO

All’ombra del referendum sull’eutanasia legale scoppia un vero e proprio caso a Reggio Calabria, come potrete leggere domani in edicola sulle pagine di Gazzetta del Sud.

«Piazza San Giorgio – si legge – solitamente autorizzata con preventivo parere del parroco non può essere concessa ad associazioni attiviste politicamente o che trattino argomenti antitetici ai dogmi religiosi».

Marco Cappato tuona gridando allo scandalo, il Comune cerca di metterci una pezza sconfessando l’operato dei suoi uffici. (Gazzetta del Sud - Edizione Reggio Calabria)

Se ne è parlato anche su altri giornali

In un comunicato ufficiale è possibile leggere: “Siamo a poco più di 1/3 delle firme spettanti alla nostra Provincia (3000): stiamo andando alla grande ma non dobbiamo allentare la presa, piuttosto continuare a cercare volontari e autenticatori per allargare ancora di più il parterre degli attivisti; se volete darci una mano, alle vostre disponibilità, mettetevi direttamente in contatto con noi tramite le pagine Social oppure registratevi sul sito ufficiale del referendum. (Rieti Life)

Lacune che sono dovute, in estrema sintesi, all’aver considerato il percorso referendario come fosse una raccolta firme per una petizione online" scrive la Lav in una nota. (BigHunter)

La politica sono 37 anni che non fa nulla, facciamolo noi cittadini. Faccio un appello agli avvocati, perché si mettano a disposizione per autenticare le firme, e alla ministra Cartabia, affinché tolga il veto a raccogliere le firme in modo digitale ora che i contagi stanno risalendo” (Il Fatto Quotidiano)

“Dal punto di vista politico, – dice – la posizione dell’amministrazione era ed è chiara e cioè di sostegno a questo referendum. Calabrò è del Psi, uno dei partiti che ha promosso e sostiene il referendum sull’eutanasia legale. (Il Fatto Quotidiano)

La posizione della LAV. La LAV è da sempre contraria alla caccia e convinta che un percorso referendario, seriamente e responsabilmente programmato, può essere una opportunità da sfruttare per raggiungere l’obiettivo. (LAV)

Qualcuno si spinge oltre: “Voglio poter disporre liberamente della mia vita e della mia morte senza interferenze dello Stato o della religione”. “Dovrebbe muoversi il Parlamento, ma la politica è spesso lontana dalla vita reale, e allora è giusto provarci con l’iniziativa popolare”. (Il Fatto Quotidiano)