Maria Falcone: chi è la sorella del giudice Giovanni morto nella strage di Capaci
Il fratello Giovanni è nato nel 1939.
Di lei sappiamo che è un‘attivista Antimafia esattamente dal 1992 anno in cui il fratello minore è stato ucciso da Cosa Nostra nella strage di Capaci.
Maria Falcone, chi è la sorella del giudice Giovanni. È nata a Palermo nel 1936 da Arturo Falcone e Luisa Bentivegna ed è la secondogenita di una famiglia di tre figli.
Dal 1992 in poi si è dedicata alla Fondazione Giovanni Falcone di cui è la presidentessa
Maria Falcone la conosciamo per essere la sorella del noto giudice Giovanni morto purtroppo nella strage di Capaci nel 1992. (ControCopertina)
La notizia riportata su altri media
Tra coloro che vi hanno partecipato vi è Gioacchino Natoli, 75 anni, che faceva parte del pool antimafia di Palermo insieme a Falcone e Borsellino. Quando Falcone e Borsellino hanno incominciato, negli uffici giudiziari palermitani quasi si negava l'esistenza della mafia, tanto che non era mai stato comminato un ergastolo a un boss di mafia. (Italia Oggi)
Raccolgo con loro il principale insegnamento di mio padre e li invito, malgrado tutto, a considerare lo Stato come amico e non come un nemico. Per questo, anche nell’amarezza, non resta che andare avanti, facendo tesoro di quanto abbiamo capito fin qui. (L'Espresso)
Dalla sua terrazza nel centro storico, Fiammetta Borsellino guarda Palermo senza alcun rancore. Perchè nessuno ha voluto guardare dove si doveva guardare da subito: a quel palazzo di giustizia covo di vipere, come lo chiamava mio padre (la Repubblica)
«Mostrateci voi la strada» ha invitato sia loro sia i numerosi ragazzi nell’Arena: «Serve più creatività, nuovi modelli di vita che diano meno valore al denaro e al consumismo. Non c’è stato intervento ieri in cui non si sia sottolineato il ruolo della scuola e degli insegnanti, la loro funzione civile (Corriere della Sera)
Giovanni Falcone, il romanzo”. E’ dedicato ai ragazzi fra gli 11 e i 13 anni l’incontro in Arena Bookstock con Luigi Garlando, Rosario Esposito La Rossa e Dario Levantino, i cui libri ripercorrono la storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. (La Stampa)
Alla ferita del danno subìto, molto spesso si è aggiunta la frustrazione, il senso di impotenza di fronte alla giustizia negata. E per questo li abbiamo visti sempre in prima linea nella difesa di una memoria che non può essere cancellata perché senza memoria è impossibile la ricerca della verità (La Stampa)
