Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, intervenuto a Radio Anch’io su Radio 1 Rai. (ITALPRESS) – “Il Pd oggi si trova ad essere il partito più grande, ed è un pò il fratello maggiore che ha la responsabilità di mettere più parole di unità. Quindi ha aggounto “Prima di parlare di ‘campo largò che si sfarina io aspetterei i risultati dei ballottaggi di domenica nelle 13 città capoluogo” Noi cerchiamo alleanze larghe, chi ci vorrà stare starà con noi sulla base dei programmi per cambiare l’Italia”.
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Letta “Alleanze larghe sulla base…"
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La successione degli eventi lascia increduli. Martedì mattina il consiglio nazionale del Movimento 5 stelle si era riunito con almeno due vicepresidenti di Giuseppe Conte pronti a strappare, a dire «basta così non si può andare avanti, stare al governo ci danneggia»
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Bruxelles, 23 giu. "Il governo - ha detto Letta - ha dimostrato di essere molto forte: il voto praticamente unanime che il Parlamento ha dato ieri al governo è un segno di rafforzamento, e la dimostrazione del fatto che la scissione che è avvenuta non ha indebolito il governo, anzi il governo forse è più forte". "Credo - ha concluso il segretario del Pd - che questo sia un fatto positivo per il nostro paese: essere dentro una partita geopolitica che ci interessa, con una situazione di governo…
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(BELGIO) (ITALPRESS) - "Il Governo ha dimostrato di essere molto forte: il voto largo, quasi unanime, che il Parlamento ha dato ieri al governo è la dimostrazione del fatto che la scissione avvenuta nel Movimento 5 Stelle non l'ha indebolito, anzi lo ha reso più forte". Il fatto che nelle conclusioni del vertice si ottenga questo punto è veramente una buona notizia", ha proseguito Letta parlando dei possibili sviluppi del summit.
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Tra le conseguenze della scissione dei dimaiani, oltre alla fine ormai conclamata dei 5 stelle, c’è un’altra debacle: quella della strategia del campo largo. E allora la domanda non è se il Pd sta con Di Maio o con Conte, ma se sceglie di essere Macron o Mélenchon. Per mesi, forse anni, il Pd, prima quello di Zingaretti e dopo quello di Letta ispirati entrambi da Bettini, hanno scommesso sull’alleanza con il movimento grillino.
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Nel cortile di Montecitorio il punto di vista è più tranchant: “Il campo largo è defunto ieri e davanti abbiamo un campo di macerie”. E sul “campo largo”: “Il Pd non è più vicino a Di Maio o a Conte, avevo raccomandato ad entrambi l’unità. Sempre che il tempo non sia tiranno e si conceda al segretario dem per decidere le sue mosse Va bene “campo largo”. Il segretario dem dice di “sentirsi sereno” (sic) ma a Montecitorio prevale l’inquietudine.
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Poi chi ha ragione tra Conte e Di Maio mi interessa meno di zero» Mi auguro che a casa ci si ricordi di chi ha portato a casa i risultati, e chi invece cambia partito. Positivo per il nostro Paese di essere dentro una partita geopolitica che ci interessa con un governo forte». «Il governo ha dimostrato di essere molto forte e il voto largo quasi unanime che il Parlamento ha dato ieri al governo è un segno di…
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Il fondatore del Movimento 5 Stelle ha cancellato il proprio viaggio a Roma e sta guardando come la crisi si consuma da lontano. I retroscena dicono che Grillo vede nel limite dei due mandati uno degli ultimi capisaldi dell’identità storica del M5S Ma cambierà davvero qualcosa per il panorama complessivo della politica italiana? Anche se l’uscita di Luigi Di Maio dal M5S era qualcosa che nel partito si temeva da parecchio tempo, e la crisi interna fosse sotto gli occhi di tutti, la scissione, annunciata bruscamente, ha continuato ad agitare la politica per tutta la…
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Il segretario ha auspicato che il governo italiano alla luce della guerra in Ucraina “lavori con una doppia missione: aiutare l’Ucraina e difendere la libertà, e contemporaneamente far sì che i danni all’economia italiana siano i più limitati possibile” (BELGIO) (ITALPRESS) – “Il Governo ha dimostrato di essere molto forte: il voto largo, quasi unanime, che il Parlamento ha dato ieri al governo è la dimostrazione del fatto che la scissione avvenuta nel Movimento 5 Stelle non l’ha indebolito, anzi lo ha reso più forte”.
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xf4/tvi/gtr “La scissione del Movimento CinqueStelle non ha indebolito il governo Draghi, che anzi è stato rafforzato dal voto praticamente unanime del Parlamento sulla posizione da portare al vertice Ue”. Lo ha detto il segretario del Partito Democratico Enrico Letta a Bruxelles.
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Tutti in maggioranza si affrettano a dire che il governo Draghi “esce rafforzato” da questo ennesimo colpo di scena della legislatura. Ma è chiaro che il Pd non potrebbe neppure sopportare un governo a trazione leghista. Il Movimento, oltre a non essere più il primo partito in Parlamento, non ha i numeri per far cadere il governo Draghi. La verità è che l’ex premier che per lungo tempo ha coltivato il sogno di tornarci presto, è sotto…
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Giuseppe Conte, uscito spiazzato dalla scissione, ha già annunciato che lui l’esecutivo non lo lascia. Una catena di scissioni, che, come ha scritto il direttore del Giornale Augusto Minzolini, alla fine potrebbero al contrario indebolire il governo Draghi La mossa di Di Maio, l’affollamento al centro, la posizione di Letta e le parole di Salvini. Il punto è che se con la scissione di Di Maio è scattata davvero l’operazione “centro”, caldeggiata a tavolino dal mainstream, a scissione dovrebbe…
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Il governo guidato da Mario Draghi "ha dimostrato di essere molto forte. "Credo che sia positivo per il nostro Paese, essere dentro a una partita geopolitica che ci interessa con un governo forte", ha aggiunto. "Sosteniamo con grande forza - ha continuato - questa scelta che l’Europa fa ed è importante che l’Italia sia in prima fila Credo che questo sia un messaggio forte: così forte non era mai stato dato e lo sosteniamo molto convintamente", ha affermato ancora Letta.
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La scissione nei 5Stelle rafforza il governo. “Il governo guidato da Mario Draghi ha dimostrato di essere molto forte. “Credo che sia positivo per il nostro Paese, essere dentro una partita geopolitica che ci interessa con un governo forte” Il campo largo? Il segretario dem glissa sul campo largo. L’immaginifico campo largo, uscito con le ossa rotte dalle urne, era infatti uno strumento per saldare l’abbraccio con i 5Stelle.
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Il dilemma che ha di fronte il segretario dem è quanto cercare di allargare il famoso 'Campo largo', e quale prezzo si può arrivare a pagare per questo allargamento. Se vuoi allargare molto devi snaturare il tuo profilo, perché devi in qualche modo essere «compatibile» con il maggior numero di soggetti. Si, certo, c’è l’opzione di riunirli tutti e due lo stesso sotto al medesimo tetto, ma si sa che le scissioni si portano spesso dietro uno strascico di rancori difficili da ricomporsi.
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Così, poche ore dopo l'annuncio Gabriele Maestri, costituzionalista e studioso di diritto dei partiti, ma soprattutto pontefice massimo e super erudito dell'odierna micropolitica, poteva già comunicare sul suo blog, "I simboli della discordia", che quella denominazione era già stata usata la bellezza di 50 volte negli ultimi quattro anni, per lo più in elezioni amministrative Il gran generatore automatico di nomi e simboli che incessantemente rifornisce la decomposizione del sistema post-partitico…
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Giovedì 23 giugno 2022 - 07:08. Governo, Letta: “Il Pd si allea sui programmi”. Il segretario Pd: non entro nel derby Di Maio-Conte. CONDIVIDI SU:. . . . . . . . . . . Roma, 23 giu. Comunque di alleanza parleremo dopo i ballottaggi”, un’alleanza che “non deve essere una somma aritmetica di sigle ma un progetto comune. (askanews) – “Rifiuto l’idea che si debba partire dalle alleanze. In un contesto politico balcanizzato, non solo nel centrosinistra, l’unica certezza è il nostro ruolo centrale”.
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Giuseppe Conte, uscito spiazzato dalla scissione, ha già annunciato che lui l’esecutivo non lo lascia. Una catena di scissioni, che, come ha scritto il direttore del Giornale Augusto Minzolini, alla fine potrebbero al contrario indebolire il governo Draghi Con Carlo Calenda che sin da subito ha fissato paletti rispetto al nuovo arrivato Di Maio. Il punto è che se con la scissione di Di Maio è scattata davvero l’operazione “centro”, caldeggiata a tavolino dal mainstream, a scissione dovrebbe seguire…
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A Palazzo Chigi ieri gli uomini del premier hanno cercato di capire, parlando con i ministri grillini, Di Maio in testa, le possibili conseguenze delle divisioni grilline. «Se i conflitti interni arrivano sul tavolo dell’esecutivo in un frangente delicato come questo rischiano di avere effetti negativi anche sul Paese», è il ragionamento che viene fatto a Palazzo Chigi. di Maria Teresa Meli. La preoccupazione che il conflitto nel M5S si ripercuota sull’esecutivo.
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Noi, Partito democratico, abbiamo una grande responsabilità, l'avevamo all'inizio e l'abbiamo ora: mettere in campo un'idea di Italia per i prossimi cinque anni. Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta, ospite della puntata di Porta a porta in onda questa sera su Rai1, alla luce della scissione fra M5s e Ipf - ROMA, 22 GIU - "Sono molto chiaro e, abbastanza sereno, il tema di fondo è questo.
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Ma al momento non ha alcuna intenzione di scegliere tra ciò che resta del M5S e il nuovo soggetto di Di Maio. Quindi afferma che “sul campo largo sono abbastanza sereno, noi come Pd abbiamo la responsabilità di mettere in campo un’idea di Italia e poi confrontarci con gli altri” Il segretario del Pd Enrico Letta, il giorno dopo lo strappo di Luigi Di Maio, è chiamato a commentare quella che anche per il suo partito appare come una brutta gatta da pelare.
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Il Pd, ora più che mai, è chiamato a elaborare un programma, una visione d'Italia e dell'Europa e chiamare al confronto tutte le forze progressiste e riformiste”. Quanto alle alleanze, Verini si ispira più al “sogno Ulivo” che “all’incubo Unione” e dice: “Non si deve pensare al campo largo come a una somma di sigle. “Il campo largo non esiste più. In sintesi, se le varie forze troveranno un accordo di programma su temi come l’europeismo, il lavoro e i diritti civili, allora il “campo largo”…
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Torniamo a fare politica»), Salvini («Non era più in sintonia con il partito»), Giorgia Meloni («La fine del partito di maggioranza relativa è una desolazione»).Tutti a parlare tranne uno: Enrico Letta. Il totale quindi ad oggi è 41%, poco, troppo poco.Così Letta deve pensare ad un’altra strada, deve racimolare altri voti. Calenda infatti ha già detto che non c’è possibilità di alleanza con il nuovo partito di DI Maio.
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Ora però, agli occhi dell’elettorato, è sempre più chiaro che chi vuole la cessazione della guerra attraverso lo stop all’invio di armi sarà naturalmente portato a votare 5 Stelle. L’addio di Di Maio ai 5 Stelle segna anche una frattura tra la componente grillina filo-atlantista e quella più tiepida e che rimane saldamente alla guida del Movimento con Giuseppe Conte. Il primo è sotto l’ombrello protettivo del premier Draghi, il secondo ha appena perso le elezioni amministrative ed è fuori dal Parlamento.
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Quale sia poi la capacità di Giuseppe Conte di farsi interprete di questa rabbia e di questo elettorato è tutto da vedere. Al di là di quali che siano le ambizioni di Luigi Di Maio, la decisione non appare destinata a spostare consensi elettorali significativi. Appare dunque sempre più impellente per il Pd favorire la nascita di una stampella neocentrista che vada al di là delle ambizioni terzopoliste di Calenda ed è a questo cartello elettorale che guarda ora Luigi Di Maio Insomma…
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Letta, per evitare il redde rationem, ci ha messo del suo, ma si è dovuto presto arrendere: "Ho parlato con entrambi, ho detto a entrambi che essere uniti è un valore. In realtà, Letta avrebbe detto a entrambi: "Fate in modo che la divisione non ricada sul governo o saranno guai". Letta, dagli studi di Porta a Porta, lo fa capire: "Spero che tutto questo non vada a vantaggio del centrodestra, perché è già avvantaggiato alle prossime elezioni, così come ai ballottaggi.
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A sinistra c'è l'horror vacui di chi ha visto saltare in pochi giorni la sua fragile strategia di alleanze. Il «campo largo», ammesso ci sia mai stato, non c'è più: «Così rischia la balcanizzazione», dice ai suoi Davanti alle macerie fumanti dei fu-Cinque Stelle il resto della politica italiana è divisa da sentimenti contrastanti, e fa i conti con prospettive nuove. Enrico Letta si ritrova nell'occhio del ciclone, e prova subito a raddrizzare la rotta.
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